Stagione 2010-2011
Storia origine dati: Lo spirito della Valle di Luca Dattrino
«Abbiamo più talento offensivo», dirà Laporte ad inizio stagione 2010-2011, tentando di giustificare obiettivi più prossimi ai play-off che non ai play-out. Gli fa eco la società, che promette battaglia sul ghiaccio e belle prospettive fuori. E in questo senso il primo segnale è il rinnovamento dell'impianto del ghiaccio della Valascia, che vuole essere il primo di ulteriori passi verso la totale ristrutturazione della gloriosa pista. Il futuro dirà altrimenti, con un'assurda decisione pianificatoria a livello cantonale che castrerà sul na­ scere ogni iniziativa volta a migliorare la Valascia, e di cui scriveremo più avanti. L'inizio non è dei migliori. Al di là dei primi infortuni (Murovic su tutti), l'Ambrì denota più o meno le stesse lacune della stagione precedente. E la prima partita in casa contro il Rapperswil sembra avvalorare la tesi. Avanti di tre gol, ci si fa rimontare, per poi perdere all'overtime. Il resto lo fanno la sfortuna, l'imperizia sotto rete (Lehoux a parte), l'incostanza di alcuni elementi e un fallo vigliacco del terzino canadese del Friborgo-Gotteron Shawn Heins, che toglie di mezzo Erik Westrum per il resto della stagione.
Le prestazioni della squadra sono sempre gagliarde. Non è mai messa in discussione la mancanza di impegno o di attaccamento alla maglia. Certo: Laporte non sempre "ci vede bene", soprattutto quando preferisce Schönenberger a Inti Pestoni o non mette mai in discussione il suo operato... ma la squadra ce la mette tutta. Semplicemente, i risultati non arrivano. E la sfortuna sembra conoscere ogni spostamento dei biancoblù. Il numero delle vittorie è infatti inver­ samente proporzionale a quello degli infortuni, davvero tantissimi. Come sono tantissimi i giocatori che si alterneranno nel corso della stagione. Ma prima di registrare, giornata dopo giornata e infortunio dopo infortunio, il nome e il numero di un nuovo arrivato, si giunge all'ennesima sconfitta in casa, questa volta condita da una valigia che piove dagli spalti con la scritta «Laporte vattene!». Il pubblico e la Curva, sin qui estremamente pazienti, capiscono che è improbabile che dalla transenna arrivino nuovi stimoli per "girare" la stagione. Meglio cambiare. Pri­ ma che sia troppo tardi. La squadra viene affidata ad interim a Diego Scandella, mentre radio mercato sciorina come sempre la solita filastrocca di papabili. Tra questi si contano Manuele Celio, Köbi Kölliker, Kent Ruhnke, John Fritsche, Beng-Ake Gustafsson. Scartate le opzioni ventilate dai mass media, l'Hockey club Ambrì-Piotta si affida ad un allenatore dal passato prestigioso. In Leventina viene ingaggiato Kevin Constantine, sette anni come head-coach in NHL nelle franchigie di San José Sharks e Pittsburg Penguins, una da assistant-coach nei Calgary Flames. Tra le squadre allenate da Constantine, anche gli Houston Aeros (AHL). Il nome è di quelli importanti, anche se lascia qualche perplessità il fatto che Constantine arrivi dai Ducs di Angers, squadra francese della modesta Magnus League, a cui era approdato per sostiture il suo collega canadese Alain Vogin, che si era tolto la vita ad inizio stagione.
Perplessità o meno, Kevin Constantine fa subito l'unanimità, esordendo con una vittoria all'overtime e ridando fiducia e solidità ad una squadra ormai sfiduciata, falcidiata dagli infortuni, perseguitata dalla sfortuna e indebolita nel morale dalle troppe partite andate storte. Con un sistema ultra-difensivo e cambi velocissimi,
l'Ambrì impressiona subito per solidità e continuità di rendimento, conquistando risultati positivi e accumulando punti che la avvicinano alla linea dei play-off. Le statistiche di Kevin Constantine dicono che la squadra poteva raggiungere i play-off. Poteva, visto che per l'ennesima stagione l'Ambrì è costretta ai play-out. Ma questo non riduce i rimpianti di chi voleva, sin da subito, un cambiamento, dopo la disastrosa serie di sconfitte della stagione precedente.
Evitato il derby al primo turno, ci si consola con il Bienne, avversario diventato ormai un'abitudine a questo stadio della stagione. Si parte bene, ma i seelanders sembrano avere più benzina, oltre al fatto che le assenze di Westrum e Kutlak si fanno sentire e che l'ennesimo infortunio che ha colpito l'altro canadese Eric Landry non aiuta la squadra a ritrovare i giusti equilibri. Mentre la maggior parte dei fans scongiurano un eventuale infortunio di Thomas Bàumle, ci si regala il Rapperwil, che appare demotivato ed in chiara parabola discendente. Ma ciò non basta aH'Ambrì, che perde la serie e si "qualifica" per la finale di promozione-relegazione con i vincitori dei play- off della B, i sorprendenti vallesani del Visp.
l'Ambrì prepara la sfida da "dentro o fuori" con il sorprendente Visp dell'allenatore Bob Mongrain (vecchia conoscenza, già giocato­ re del Kloten), dei canadesi Forget e Brùlé, della vecchia volpe Michel Zeiter (ex Lions) e degli ex Brunold e Jonas Müller. Si parte ovviamente favoriti, ma nel pieno rispetto di un avversario che vanta pur sempre una storia ricca di successi, non da ultimo un titolo di campione svizzero. Senza dimenticare che si sta pericolosamente flirtando con la Serie B. La vista esterna della pista della cittadina vallesana, poi, fa ripiombare il morale dei più in una sorta di viaggio a ritroso, e non solo nel passato. Per non dire della visione interna di una Litterna-Halle vetusta e poco funzionale che fa sembrare la mitica Valascia una sorta di "Cinque stelle". C'è anche da chiedersi con quali parametri la Swiss Hockey League concederà al Visp di giocare in una simile pista, qualora i vallesani venissero promossi...
La sfida con i "leoni" vallesani è tutto fuorché scontata. Per regolamento l'Ambrì deve rinunciare a due giocatori stranieri, adeguandosi al contingente della B, che ne vuole al massimo due contemporaneamente sul ghiaccio. È forse la sola misura che rende facile le scelte di Kevin Constantine, visto l'elenco degli infortunati, che sul fronte stranieri segnalano le indisponibilità "sine die" di Zdenek Kutlak, Erik Westrum, Eric Landry e la poca concretezza di Stephan Veilleux. Con questi presupposti si vince con fatica la prima alla Valascia (3-2) e si replica, nella sostanza e nel risultato, nella prima uscita in Vailese. Poi... poi si arriva a quel tiro di Denisov deviato da
Joey Isabella. È il sesto minuto e tredicesimo secondo dell'overtime di quella che sarà l'ultima sofferenza di una stagione sofferta. Un gol, quello di Isabella, che rompe uno 0 a 0 che cominciava a far paura. È finita! Finalmente! La Curva Sud canta la Montanara e accende i bengala, mentre dalla tribuna principale vien giù qualche seggiolino. È una gioia isterica, da liberazione.