1998 - 1999
La stagione 1998-1999 si apre con una importante novità a livello istituzionale. L'Hockey club Ambrì-Piotta, diretto dal presidente Emilio Juri, diventa una SA (Società anonima). Una svolta storica, per il club. L'altra notizia non fa altro che confermare che la lunga mano dell'allenatore Larry Huras non esaurisce la sua mini-rivoluzione.
Nonostante la competitività dimostrata l'anno prima, il vucanico allenatore sbanca infatti il mercato, acquistando Manuele Celio (Kloten), Franz Steffen (Zugo), Thomas Ziegler (Zücher, ora ZSC Lions), Alain Demuth (Losanna), Daniel Mares (Lucerna, via Losanna), Philippe Lüber (Sierre) e il canadese Paul Di Pietro, vincitore di una Stanley Cup con Montreal e in arrivo dalla squadra della DEL tedesca degli Huskies di Kassel. In prima vengono promossi gli juniores Luca Cereda e Cornel Prinz, mentre dal GDT Bellinzona rientra il difensore Giordano Guidotti. Lasciano la Leventina Noèl Guyaz (Coira), Igor Chibirev (Friborgo-Gottéron), Peter Jaks (ZSC Lions), Thomas Heldner (Kloten) e Paolo Imperatori (La Chaux de Fonds). Il trio straniero è composto da uno svedese (Leif Rohlin), un russo (Oleg Petrov ) e un canadese (Paul Di Pietro).
La "banda Huras" sbanca subito il campionato. Quando non è prima in classifica, è seconda per un paio di giornate, dietro all'ambizioso ZSC Lions. Un dominio in "regulär season". "Salutate la capolista" diventa un mantra alla Valascia, sempre più colma di gente. È l'anno buono. Lo si sente senza dirlo. Se ne accorge anche la dirigenza, che intanto si circonda di tanti (forse troppi) personaggi con una certa influenza nell'hockey. In primis Jacques Noèl, direttore sportivo canadese protagonista del "caso Cereda" (un pasticcio a livello di regolamento di partner-team) che costerà una sconfitta a tavolino contro il Friborgo... per non parlare del primo apparire dei cosidetti guru di fama internazionale, come Pierre Page e Daniel Bouchard.
Tra ottobre e dicembre, 18 vittorie consecutive. Un mese di dicembre che registra (purtroppo) un'altra tragica notizia per l'hockey svizzero, dopo il grave incidente di qualche stagione prima capitato a Pat Schafhauser: la morte del giocatore swiss-canadian Chad Silver, in forza agli ZSC Lions. Chad Silver viene trovato privo di vita nel suo appartamento da un suo compagno di squadra, il giorno successivo ad un incontro di campionato contro il Davos, dove subisce un check durissimo (ma regolare) da parte di un difensore grigionese. La morte di Silver e la dinamica dell'incidente di gioco che probabilmente l'ha provocata, apriranno non pochi interrogativi sulla durezza di certi interventi, mai puniti (sempre se visti) da arbitri sempre più spesso superati dalla velocità del gioco.
Sull'onda del successo internazionale, l'Ambrì ritrova il suo allenatore e il ritmo di prima. Vittorie su vittorie. Oleg Petrov mattatore assoluto tra gli attaccanti della A. Miglior attacco e miglior difesa. Il pazzesco ritmo di crociera non si arresta nemmeno per i play-off. La fase cruciale della stagione vede infatti i biancoblù trionfare sul Rapperswil nei quarti e fare un sol boccone del sorprendente Kloten, che nel derby zurighese fa fuori lo ZSC Lions, favoritissimo per il titolo e secondo solo all'Ambrì nel corso della stagione regolare. In un clima di entusiasmo, l'Ambrì raggiunge la sua prima finale di play-off., quella finale sfiorata qualche anno prima dalla squadra allora diretta da Brian Lefley. L'avversario si chiama Lugano, da molti atteso... e da alcuni mai voluto e anzi salutato come il peggiore che ci si potesse augurare.
Nonostante la competitività dimostrata l'anno prima, il vucanico allenatore sbanca infatti il mercato, acquistando Manuele Celio (Kloten), Franz Steffen (Zugo), Thomas Ziegler (Zücher, ora ZSC Lions), Alain Demuth (Losanna), Daniel Mares (Lucerna, via Losanna), Philippe Lüber (Sierre) e il canadese Paul Di Pietro, vincitore di una Stanley Cup con Montreal e in arrivo dalla squadra della DEL tedesca degli Huskies di Kassel. In prima vengono promossi gli juniores Luca Cereda e Cornel Prinz, mentre dal GDT Bellinzona rientra il difensore Giordano Guidotti. Lasciano la Leventina Noèl Guyaz (Coira), Igor Chibirev (Friborgo-Gottéron), Peter Jaks (ZSC Lions), Thomas Heldner (Kloten) e Paolo Imperatori (La Chaux de Fonds). Il trio straniero è composto da uno svedese (Leif Rohlin), un russo (Oleg Petrov ) e un canadese (Paul Di Pietro).
La "banda Huras" sbanca subito il campionato. Quando non è prima in classifica, è seconda per un paio di giornate, dietro all'ambizioso ZSC Lions. Un dominio in "regulär season". "Salutate la capolista" diventa un mantra alla Valascia, sempre più colma di gente. È l'anno buono. Lo si sente senza dirlo. Se ne accorge anche la dirigenza, che intanto si circonda di tanti (forse troppi) personaggi con una certa influenza nell'hockey. In primis Jacques Noèl, direttore sportivo canadese protagonista del "caso Cereda" (un pasticcio a livello di regolamento di partner-team) che costerà una sconfitta a tavolino contro il Friborgo... per non parlare del primo apparire dei cosidetti guru di fama internazionale, come Pierre Page e Daniel Bouchard.
Tra ottobre e dicembre, 18 vittorie consecutive. Un mese di dicembre che registra (purtroppo) un'altra tragica notizia per l'hockey svizzero, dopo il grave incidente di qualche stagione prima capitato a Pat Schafhauser: la morte del giocatore swiss-canadian Chad Silver, in forza agli ZSC Lions. Chad Silver viene trovato privo di vita nel suo appartamento da un suo compagno di squadra, il giorno successivo ad un incontro di campionato contro il Davos, dove subisce un check durissimo (ma regolare) da parte di un difensore grigionese. La morte di Silver e la dinamica dell'incidente di gioco che probabilmente l'ha provocata, apriranno non pochi interrogativi sulla durezza di certi interventi, mai puniti (sempre se visti) da arbitri sempre più spesso superati dalla velocità del gioco.
Sull'onda del successo internazionale, l'Ambrì ritrova il suo allenatore e il ritmo di prima. Vittorie su vittorie. Oleg Petrov mattatore assoluto tra gli attaccanti della A. Miglior attacco e miglior difesa. Il pazzesco ritmo di crociera non si arresta nemmeno per i play-off. La fase cruciale della stagione vede infatti i biancoblù trionfare sul Rapperswil nei quarti e fare un sol boccone del sorprendente Kloten, che nel derby zurighese fa fuori lo ZSC Lions, favoritissimo per il titolo e secondo solo all'Ambrì nel corso della stagione regolare. In un clima di entusiasmo, l'Ambrì raggiunge la sua prima finale di play-off., quella finale sfiorata qualche anno prima dalla squadra allora diretta da Brian Lefley. L'avversario si chiama Lugano, da molti atteso... e da alcuni mai voluto e anzi salutato come il peggiore che ci si potesse augurare.
«Ora possiamo chiudere il San Gottardo. Anzi, addirittura direi di oscurare televisione e radio al di là delle Alpi. La finale è nostra!». Parole e musica di Larry Huras, che lancia al meglio la sfida delle sfide contro la squadra allenata dall'amico Jim Koleff. Interverrà anche un'astrologa, nel baillamme che precederà il derby della storia, quello con la D maiuscola... sbagliando clamorosamente pronostico ed entrando di diritto nel novero delle persone "innominabili" della storia biancoblù. E non so fino a che punto sto scherzando...
Primo match alla Valascia, davanti a settemila spettatori. Vince il Lugano ai rigori, dopo un 2 a 2 frutto delle reti biancoblù di Di Pietro e Petrov e di quelle luganesi con l'ex Fair e Fuchs. I rigori li segnano lo svedese Andersson e lo specialista JJ Aeschlimann. La replica, con rivincita, in una Resega da tutto esaurito. Vince l'Ambrì per 5 a 3, con le reti di Ivankovc, Fritsche, Cantoni e la doppietta di Manu Celio. Terza partita il 1° aprile, con l'Ambrì a dominare (gol di Fritsche e Di Pietro) prima dello stupidissimo gol di Antisin, da poco meno di metà pista (quasi uno scherzo), che riapre la sfida, poi decisa all'overtime da un gollonzo di Gates Orlando. La maledizione delle partite in casa si esaurisce alla Resega, dove il Lugano si impone 4 a 0... ma si rimaterializza drammaticamente il 5 aprile alla Valascia (3 a 1 per loro, unico gol di Fritsche) privando l'Ambrì del "portaombrelli" più famoso della Svizzera. «Dobbiamo fare tesoro di tutte le esperienze fatte in questa stagione e nella prossima dovremo trovare un'altra strada verso il successo. Ma i vincenti trovano sempre la loro strada» concluderà Larry Huras prima della grande festa (comunque) all'Espocentro di Bellinzona, per un ultimo abbraccio ad una squadra che ha saputo entusiasmare i tifosi e scaldare i cuori a tutti gli appassionati in una stagione storica.
Primo match alla Valascia, davanti a settemila spettatori. Vince il Lugano ai rigori, dopo un 2 a 2 frutto delle reti biancoblù di Di Pietro e Petrov e di quelle luganesi con l'ex Fair e Fuchs. I rigori li segnano lo svedese Andersson e lo specialista JJ Aeschlimann. La replica, con rivincita, in una Resega da tutto esaurito. Vince l'Ambrì per 5 a 3, con le reti di Ivankovc, Fritsche, Cantoni e la doppietta di Manu Celio. Terza partita il 1° aprile, con l'Ambrì a dominare (gol di Fritsche e Di Pietro) prima dello stupidissimo gol di Antisin, da poco meno di metà pista (quasi uno scherzo), che riapre la sfida, poi decisa all'overtime da un gollonzo di Gates Orlando. La maledizione delle partite in casa si esaurisce alla Resega, dove il Lugano si impone 4 a 0... ma si rimaterializza drammaticamente il 5 aprile alla Valascia (3 a 1 per loro, unico gol di Fritsche) privando l'Ambrì del "portaombrelli" più famoso della Svizzera. «Dobbiamo fare tesoro di tutte le esperienze fatte in questa stagione e nella prossima dovremo trovare un'altra strada verso il successo. Ma i vincenti trovano sempre la loro strada» concluderà Larry Huras prima della grande festa (comunque) all'Espocentro di Bellinzona, per un ultimo abbraccio ad una squadra che ha saputo entusiasmare i tifosi e scaldare i cuori a tutti gli appassionati in una stagione storica.
Fonte: Lo spirito della valle di Luca Dattrino
Stranieri

Oleg Petrov
Allenatori



Larry Huras Ted Snell Rotislav Cada
Continental Cup
La prima prestigiosa Continental Cup
Sul tetto d'Europa. Prima squadra svizzera a vincere un trofeo continentale. L'Ambrì entra nella storia. E il 29 dicembre 1999, a Kosice (Slovacchia), conquista la Continental Cup, secondo trofeo internazionale per importanza dopo la Eurolega. L'equivalente della vecchia coppa UEFA calcistica, tanto per intenderci. Un evento storico.
L'avventura in Continental Cup era iniziata quasi in sordina nel mese di novembre, quando alla Valascia l'Ambrì si offre di organizzare uno dei tre gironi di semifinale della Continental Cup. Vi partecipano le squadre austriaca del Graz, la slovena Olimpija Ljubljana e la polacca Una Oswiecim (Ausschwitz). Gli altri gironi si giocano a Düsseldorf (con i locali del Düsseldorf, il Dukla Trencin, lo Storhamar e il Liberec) e a Jaroslav (con Avangard Omsk, Torpedo Jaroslav, Khimik e Neman). L'Ambrì vince più o meno facile con tutte e tre le sue avversarie, regolando gli austriaci 2 a 0, i polacchi 3 a 1 e gli sloveni con un laborioso 6 a 5.
Alla fase finale, in programma a Kosice il 27, 28 e 29 dicembre, si qualificano, oltre ai Biancoblù, anche il Düsseldorf, i russi dell'Avangard Omsk e la locale compagine del Kosice. L'Ambrì, per l'occasione, si presente nella seconda città slovacca senza il suo allenatore Larry Huras e il suo assistente Ted Snell, entrambi richiama: in Canada per gravi problemi familiari. La squadra è diretta alla transenna da Rotislav Cada, responsabile del settore giovanile. Quale suo assistente viene promesso John Fritsche, alle prese con un infortunio e quindi impossibilitato a scendere sul ghiaccio. L'Ambrì, seguito a Kosice da una folta e simpaticamente rumorosissime delegazione tifosi (se ne contano più di duecento), è privo anche dei suoi nazionali Under 20 Luca Cereca Alain Demuth e Cornel Prinz, ma è rinforzato dal giocatore canadese del Losanna Claude Verret, che farà la sua parte con due gol e un assist in tre partite.
Il primo ostacolo, costituito dalla forte compagine della DEL tedesca del Düsseldorf, è superato con sorprendente disinvoltura. L'Ambrì denota una personalità ed un controllo del gioco che non ci si aspetta, almeno a livello internazionale. 6 a 4, con reti di Steffen, Petrov, Ivakovic. Di Pietro, Manu Celio e Verret. L'exploit arriva il giorno dopo, al cospetto della (si presumeva) inarrivabile compagine russa dell'Avangard Omsk. Mattatore è Paul Di Pietro, autore di due reti e due assist (gli altri gol sono di Steck, Gianini e Gardner) che portano i biancoblù ad imporsi per 5 a 3. Per effetto degli scontri diretti che vedono il Kosice perdere con i russi, la partita con i padroni di casa slovacchi diventa inutile. Per la cronaca vincerà il Kosice 2 a 1 (gol leventinese di Claude Verret), ma sul ghiaccio festeggia l'Ambrì, che assieme al prestigioso trofeo (una sorta di piatto di portata del diametro di quasi un metro) stacca un assegno di 60 mila franchi ed entra nella storia dell'hockey svizzero come la prima squadra del nostro paese a conquistare un trofeo internazionale ufficiale. Di che andare orgogliosi.
Alla fase finale, in programma a Kosice il 27, 28 e 29 dicembre, si qualificano, oltre ai Biancoblù, anche il Düsseldorf, i russi dell'Avangard Omsk e la locale compagine del Kosice. L'Ambrì, per l'occasione, si presente nella seconda città slovacca senza il suo allenatore Larry Huras e il suo assistente Ted Snell, entrambi richiama: in Canada per gravi problemi familiari. La squadra è diretta alla transenna da Rotislav Cada, responsabile del settore giovanile. Quale suo assistente viene promesso John Fritsche, alle prese con un infortunio e quindi impossibilitato a scendere sul ghiaccio. L'Ambrì, seguito a Kosice da una folta e simpaticamente rumorosissime delegazione tifosi (se ne contano più di duecento), è privo anche dei suoi nazionali Under 20 Luca Cereca Alain Demuth e Cornel Prinz, ma è rinforzato dal giocatore canadese del Losanna Claude Verret, che farà la sua parte con due gol e un assist in tre partite.
Il primo ostacolo, costituito dalla forte compagine della DEL tedesca del Düsseldorf, è superato con sorprendente disinvoltura. L'Ambrì denota una personalità ed un controllo del gioco che non ci si aspetta, almeno a livello internazionale. 6 a 4, con reti di Steffen, Petrov, Ivakovic. Di Pietro, Manu Celio e Verret. L'exploit arriva il giorno dopo, al cospetto della (si presumeva) inarrivabile compagine russa dell'Avangard Omsk. Mattatore è Paul Di Pietro, autore di due reti e due assist (gli altri gol sono di Steck, Gianini e Gardner) che portano i biancoblù ad imporsi per 5 a 3. Per effetto degli scontri diretti che vedono il Kosice perdere con i russi, la partita con i padroni di casa slovacchi diventa inutile. Per la cronaca vincerà il Kosice 2 a 1 (gol leventinese di Claude Verret), ma sul ghiaccio festeggia l'Ambrì, che assieme al prestigioso trofeo (una sorta di piatto di portata del diametro di quasi un metro) stacca un assegno di 60 mila franchi ed entra nella storia dell'hockey svizzero come la prima squadra del nostro paese a conquistare un trofeo internazionale ufficiale. Di che andare orgogliosi.
