1994 - 1995
Era l'armata di un generale che rivoluzionò l'hockey, ovvero l'allenatore Anatoly Tarasov, famoso per il suo taccuino nero e i suoi metodi durissimi ma efficaci e vincenti. I suoi interpreti si chiamavano Tretiak (portiere), Vassiliev, Gisev, Tsigankov (terzini), Kharlamov, Mikhailov, Petrov, Maltsev, Vikulov, Shadrin, Anisin e Yakushev (attaccanti). Leggende dell'hockey, entrati tutti a far parte della storia di questo meraviglioso sport.
Una di quelle leggende da museo delle cere, Alexander Jakushev, durante l'estate 1994 lascia la transenna dello Sparta Praga per approdare su quella dell'Hockey club Ambrì-Piotta. Sembra una scelta logica e conseguente a tutti, in primis al presidente dell'HCAP Tiziano Gagliardi, che rileva alla testa del club il signorile Bruno Moor. Giocatori russi, allenatore russo. Un'equazione che non ammette incognite. Se non si parlasse di sport... o di Ambrì.
Già. La squadra della stagione 1994-1995 affidata ad Alexander Jakushev (assistente Petr Malkov) è costruita per vincere, ma ha qualche punto debole. In primis dalla gabbia, dove l'incostante Markus Bachschmied e l'inesperto Ronnie Rüeger (dal Bülach) non offrono le necessarie garanzie. Se la cavano bene, a volte molto bene. Ma è tutto lì. Anche la difesa appare fragile. E il sistema di gioco voluto da Jakushev certo non aiuta il reparto. Ne fanno parte Brenno Celio, Ivan Gazzaroli, Tiziano Gianini, Blair Müller, Luigi Riva, Oscar Szczepaniec (dal settore giovanile) e Rick Tschumi. L'attacco appare performante, con i confermati Nicola Celio, Igor Fedulov, Peter Jaks, Luca Viganò, Wittmann Theo, Markus Studer, Stefano Togni e i nuovi Thomas Heldner (dal Martigny), John Fritsche (un ritorno) e, soprattutto, Dmitri Kvartalnov, la star russa proveniente dal Boston Bruins. In corso di stagione si aggregheranno anche il russo Anatoli Stepanishev e, durante il periodo del lock out in NHL, la star Valeri Kamensky.
Costruita per vincere, ma forse con troppe lacune. Il nuovo corso, insomma, non va come doveva andare. L'Ambrì termina la "regular seasons" al terzo posto, ma è pura aritmetica, considerato l'equilibio che regna nelle prime sette posizioni della A. I play-off ci riservano il Berna, che impietosamente ci elimina in sole tre partite. Stagione chiusa prima del dovuto, che riconferma il Kloten "svedese" campione e accoglie nella massima divisione l'ambizioso Losanna.
Rimane scolpita nella memoria la sua rete alla Valascia contro il Davos; una cravatta che era una veronica e che appare ancora oggi come uno spettacolo. Era il gol del 4 a 1, il secondo in quella partita e uno dei tredici segnato dal "13" Valeri Kamensky, stella dei Quebec Nordiques (oggi Colorado Avalanches) e ingaggiato dall'Ambrì durante il lock out parziale della NHL, che scioperava per le solite e tristi questioni di soldi.
Star delle star, si è rivelato per quello che era veramente: un campione. Di quelli tosti, che fanno la differenza. Altro che le solite, mediocri frasi "nessuno è insostituibile". Andatelo a dire al Napoli del dopo Maradona. o all'Ambrì di quel periodo, che ha avuto in Kamensky l'arma in più, quel Kalashnikov in grado di perforare tutte le difese. Tredici partite, tredici gol e tre assist. Un bilancio nemmeno da brividi, ma una qualità di gioco ed una continuità impressionanti. E che spettacolo!
Una di quelle leggende da museo delle cere, Alexander Jakushev, durante l'estate 1994 lascia la transenna dello Sparta Praga per approdare su quella dell'Hockey club Ambrì-Piotta. Sembra una scelta logica e conseguente a tutti, in primis al presidente dell'HCAP Tiziano Gagliardi, che rileva alla testa del club il signorile Bruno Moor. Giocatori russi, allenatore russo. Un'equazione che non ammette incognite. Se non si parlasse di sport... o di Ambrì.
Già. La squadra della stagione 1994-1995 affidata ad Alexander Jakushev (assistente Petr Malkov) è costruita per vincere, ma ha qualche punto debole. In primis dalla gabbia, dove l'incostante Markus Bachschmied e l'inesperto Ronnie Rüeger (dal Bülach) non offrono le necessarie garanzie. Se la cavano bene, a volte molto bene. Ma è tutto lì. Anche la difesa appare fragile. E il sistema di gioco voluto da Jakushev certo non aiuta il reparto. Ne fanno parte Brenno Celio, Ivan Gazzaroli, Tiziano Gianini, Blair Müller, Luigi Riva, Oscar Szczepaniec (dal settore giovanile) e Rick Tschumi. L'attacco appare performante, con i confermati Nicola Celio, Igor Fedulov, Peter Jaks, Luca Viganò, Wittmann Theo, Markus Studer, Stefano Togni e i nuovi Thomas Heldner (dal Martigny), John Fritsche (un ritorno) e, soprattutto, Dmitri Kvartalnov, la star russa proveniente dal Boston Bruins. In corso di stagione si aggregheranno anche il russo Anatoli Stepanishev e, durante il periodo del lock out in NHL, la star Valeri Kamensky.
Costruita per vincere, ma forse con troppe lacune. Il nuovo corso, insomma, non va come doveva andare. L'Ambrì termina la "regular seasons" al terzo posto, ma è pura aritmetica, considerato l'equilibio che regna nelle prime sette posizioni della A. I play-off ci riservano il Berna, che impietosamente ci elimina in sole tre partite. Stagione chiusa prima del dovuto, che riconferma il Kloten "svedese" campione e accoglie nella massima divisione l'ambizioso Losanna.
Rimane scolpita nella memoria la sua rete alla Valascia contro il Davos; una cravatta che era una veronica e che appare ancora oggi come uno spettacolo. Era il gol del 4 a 1, il secondo in quella partita e uno dei tredici segnato dal "13" Valeri Kamensky, stella dei Quebec Nordiques (oggi Colorado Avalanches) e ingaggiato dall'Ambrì durante il lock out parziale della NHL, che scioperava per le solite e tristi questioni di soldi.
Star delle star, si è rivelato per quello che era veramente: un campione. Di quelli tosti, che fanno la differenza. Altro che le solite, mediocri frasi "nessuno è insostituibile". Andatelo a dire al Napoli del dopo Maradona. o all'Ambrì di quel periodo, che ha avuto in Kamensky l'arma in più, quel Kalashnikov in grado di perforare tutte le difese. Tredici partite, tredici gol e tre assist. Un bilancio nemmeno da brividi, ma una qualità di gioco ed una continuità impressionanti. E che spettacolo!
Fonte: Lo spirito della valle di Luca Dattrino
Stranieri

Igor Fedulov
Allenatori


Alexander Yakushev Piotr Malkov