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1972 - 1973 - "Ambrì: Un Viaggio nella Storia, Anno per Anno!"

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1972 - 1973
Chiusa la breve ma significativa "era Bathgate" l'Ambrì riparte con un nuovo presidente (Lino Biasca, che succede a Ennio Rossetti) e un nuovo giocatore-allenatore: Josef Cvach, detto "Pinda". 29 anni, 35 volte nazionale cecoslovacco, Cvach vanta un'esperienza di giocatore in Germania (Landshut), dopo una
rocambolesca fuga dal suo paese, allora ancora prigioniero della Cortina di ferro sovietica.
Josef Cvach è tipo da non passare inosservato. Il suo fisico è imponente e sul ghiaccio mette a disposizione della squadra tutta la sua forza dirompente. Sembra una Rolba, o una Zamboni... da sollevare il ghiaccio.
La squadra per la stagione 1972- 1973 è grossomodo quella dell'anno prima, se si fa eccezione per l'addio al ghiaccio di Guido Celio. Con Josef Cvach allenatore e Nani Zamberlani "coach" l'Ambrì calca le piste con in porta Jurg Jàggi (sempre più bravo, da nazionale) e con la fedele (eterna) riserva Giampaolo Facchi. Poi i terzini Franco Panzera, Flavio Mottini, Hansruedi Kunzi, Bruno Genuizzi, Armando e Fausto Croce, Ubaldo Castelli e Cleto Muttoni. Davanti Cipriano e Fiorio Celio, Danilo Butti, Jiri Kren, Claudio Ticozzi, Fiorenzo Panzera, Fabio Muttoni, Mario Gendotti, Francesco Cenci, Tiziano Gagliardi, Antonio Bindella e Pinda Cvach.
L'Ambrì gioca bene e flirta a lungo con la vetta della classifica. Perde con l'ormai invincibile La Chaux de Fonds, ma batte Berna e Kloten e fa il suo dovere nel derby, battendo 6-2 il Lugano in una partita dura e violenta davanti a 6500 spettatori incattiviti non si sà bene da che cosa. È il preambolo ad una delle pagine più nere della storia delle sfide tra cugini biancoblù e bianconeri. Si gioca alla Resega e il Lugano vince 2-1. Ma la partita non verrà ricordata per il risultato, il gioco, le azioni ed una delle prime cronache in tivù, ma per le intemperanze di tutti. Pubblico e giocatori danno vita ad uno spettacolo indegno, che le cronache di allora riassumono così.
«Finita male, molto male, la gara con le due squadre a salutarsi a suon di... cazzotti e bastonate, con un arbitro a ruzzolare sul ghiaccio alle prese con un tifoso scriteriato. Una indegna gazzarra che è stata la conclusione - purtroppo attesa - di quel continuo punzecchiarsi tra gli atleti impegnati sul ghiaccio. Quando già si pensava che gli animi si fossero placati al termine del secondo tempo, è successo ciò che non doveva succedere ma che è successo. Il tutto accompagnato dal solito lancio di bottigliette da spalti e tribuna. L'hockey ticinese esce stasera dilaniato da un'ennesima battaglia tra le due squadre del Sopra e Sottoceneri. Le colpe, ci si chiederà? Valle a cercare, perchè non siamo abituati a tenere il conto delle bastonate, delle gomitate e di tutto il resto. Rimane, senza commento ma lampante, l'incivile comportamento del pubblico. D'ambo le parti».
Quella partita da "no-comment" non fu l'unica a fornire qualche spunto di critiche verso il nostro cantone da oltre San Gottardo. La partita di ritorno alla Valascia si gioca infatti in un clima surreale, con i tifosi del Lugano letteralmente ingabbiati nel loro settore, dove oggi vi è la "tribuna verde", scherniti dai tifosi della Sud con un mantra cantilenante «scenderete, scenderete, scenderete in serie B» e qualche sporadico lancio di monetine. E andrà davvero così, in un'ulteriore cornice di surrealismo, questa volta grottesco. Alla Resega il Lugano si gioca l'ultima partita con il La Chaux de Fonds. Il match va alle lunghe... e non finirà mai, in quanto alla Resega vengono spente le luci (tutte le luci) per effetto del "Polizeistunde", rigorosamente applicato dalle solerti forze dell'ordine luganesi appena passata la mezzanotte. Tanto per non farsi mancare niente.

Fonte: Lo spirito della valle di Luca Dattrino

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